Il cibo nell'Odissea
Il cibo nell'Odissea viene utilizzato come modo per descrivere le differenze culturali, le relazioni tra i personaggi e la generosità e l'ospitalità di popoli e persone.
Odissea, V, vv. 85-96
Chiese Calipso, chiara tra le dee, ad Ermete, fattolo sedere sullo splendido trono lucente: <<Perché sei venuto, Ermete dall'aurea verga, onorato e caro? non sei venuto spesso in passato. Di' quel che pensi: l'animo mi dice di farlo, se posso farlo e se deve farsi. Ma seguimi oltre, perché ti offra cose ospitali>>. Detto così, la dea gli pose dinanzi una tavola colma di ambrosia e gli mescé rosso nettare. Ed egli beveva e mangiava, il messaggero Arghifonte. E quando ebbe mangiato e appagato col cibo il suo animo, allora rispondendo le disse:<<chiedi perché [...] >>.
L'ambrosia
Nella mitologia greca antica, il nettare è la bevanda degli dei e delle dee che vivevano sul monte Olimpo, la mitica casa di molte divinità. Le storie spiegano che le divinità dell'antica Grecia mangiavano l'ambrosia e bevevano il nettare con essa, come loro nutrimento.
Il nettare degli dei era una bevanda con proprietà magiche. Non solo era in grado di guarire gli umani da qualsiasi tipo di malattia, ma dava loro anche il dono di diventare immortali come gli stessi dei, il che significava che non dovevano mai morire, a differenza degli altri umani. Anche l'ambrosia aveva simili capacità magiche.
Secondo gli antichi poeti l'Ambrosia era il cibo degli dei, come il Nettare era la loro bevanda, ciascuno trasuda da uno dei coni della capra Amaltea. Tutte e due conservavano agli dei l'immortalità e l'eterna giovinezza. Si dice che l'ambrosia aveva tutti i sapori, ed era nove volte più dolce del miele. perciò mangiando il miele si poteva immaginare la nona parte del piacere che si sarebbe avuto gustando l'ambrosia, non era soltanto un cibo ma anche un arona eugenti, che serviva a sanare le ferite e conservare i corpi dei defunti
Molti desideravano assaggiare il dolce sapore della bevanda o del cibo dei loro Dei o Dee, ma la maggior parte di loro non ci riusciva mai. Rubare il Nettare o l'Ambrosia era proibito dalle divinità e se qualcuno cercava di farlo comunque, doveva affrontare gravi conseguenze, punizioni o addirittura la morte.