Il cibo nell'arte


L'atto del mangiare possiede dagli albori, in tutte le culture, un valore simbolico e sociale, oltre che, naturalmente, vitale. Proprio perché mangiare è così importante, in tutte le religioni esiste uno stretto rapporto tra il cibo e il divino e, per lo stesso motivo, da sempre gli artisti si cimentano in questo tema. 

Da sempre, il cibo ha ricoperto un ruolo molto speciale nelle opere d'arte di tutte le epoche, partendo dalle scene di caccia dei graffiti preistorici, passando dai mosaici pompeiani e bizantini, fino alle opere più famose del Rinascimento come "L'ultima cena"; il cibo ha sempre occupato un posto di rilievo, destinato a comunicare all'osservatore il valore dell'opera.


I quadri realisti rappresentano indirettamente l'alimentazione delle classi povere del 1800-1900: tali quadri colgono la sofferenza data da una vita passata a lavorare nei campi o nelle fabbriche, attraverso scene pure, vere e spesso solenni.

Uno dei quadri più simbolici di questo periodo artistico è l'Angelus (Jean Francois Millet, 1858, olio su tela, 55,5 x 66 cm. Parigi, Musée d'Orsay) che ricorda un momento quotidiano vissuto nei campi con la nonna. I due contadini si trovano nel campo per raccogliere patate. Al suono della campana del villaggio i contadini interrompono il lavoro per recitare la preghiera dell'Angelus.

Questo momento, diventa una dichiarazione poetica della sua pittura.

Il quadro mette in scena un rapporto tra natura e sentimento religioso. I contadini lavorano la terra e vivono questo momento in modo spirituale, considerata una dichiarazione di etica spirituale universale.


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